È l’International Symbol of Access, il simbolo grafico dell’accessibilità.
Probabilmente conosci altre sue versioni.
Nel 1969, Karl Montan, direttore della Swedish Handicap Institute, in risposta alla necessità di standardizzare la segnaletica per le persone con disabilità, indisse un concorso per gli studenti della Scandinavian Design.
Il simbolo vincitore fu disegnato da Susanne Koefoed, una studentessa di graphic design, e rappresentava un omino stilizzato su una carrozzina, senza la testa.
L’icona fu approvata ufficialmente nel 1969 dopo “l’umanizzazione” dell’omino con l’aggiunta della testa.
Nel 1994 Brendan Murphy propose una modifica al simbolo della sedia a rotelle per evidenziare l'indipendenza delle persone con disabilità, con una postura più dinamica e attiva rispetto alla versione originale.
Nel 2013 il professore Brian Glenney e la designer Sara Hender crearono The Accessible Icon Project, simbolo internazionale dell’accessibilità, molto simile al precedente, ma con la testa inclinata in avanti, il braccio piegato all’indietro e dei tagli sulla ruota.
Nel 2015 le Nazioni Unite coniano l’Accessibility Logo: una figura stilizzata con gambe e braccia aperte racchiusa in un cerchio, a simboleggiare l’inclusione per le persone di tutte le abilità.
Tuttavia, ha avuto poco successo, poiché non è riuscita a sfatare l’immagine classica, con una persona in carrozzina.
Quando si parla di disabilità, spesso si pensa ad una carrozzina, ma è sempre più importante essere consapevoli che le disabilità sono di tipi diversi, ed è importante includere tutte le persone.
È fondamentale comprendere come i simboli riflettano i cambiamenti nella percezione e nell'inclusione delle persone.
Con questo breve riassunto sull'evoluzione del simbolo della disabilità, mi sono concentrata su due punti chiave. Innanzitutto, ho voluto dimostrare come dei piccoli cambiamenti grafici possano trasmettere messaggi diversi. E in secondo luogo, ho cercato di stimolare una riflessione sull'approccio che adottiamo nei confronti delle disabilità. Spesso non si tiene conto della pluralità delle disabilità, il che porta all'invisibilizzazione, all'esclusione e al peggioramento della qualità di vita delle persone con disabilità.
Sul web però tutti possono contribuire a migliorare questa situazione aumentando l'accessibilità. Come? Rendendo fruibili siti web, social media, app e contenuti a chiunque.